LA RACCHETTA DA TENNIS

Mattia Brancozzi corsi tennis Monza Brianza Lesmo Schilpario

GUIDA ALLA SCELTA

La scelta della racchetta è un passo molto importante per un tennista
o per i genitori che iscrivono il proprio figlio alla Scuola Tennis.

Corsi Tennis Monza Brianza
vuole fornire qualche informazione a riguardo

e permettere di approfondire l’argomento a coloro fossero interessati.

Come si comporta una racchetta da tennis quando, per esempio,
eseguo un rovescio?

Quali sono i parametri che influenzano il suo comportamento?
Quali caratteristiche dovrebbe avere un attrezzo adatto alle mie caratteristiche fisiche, di gioco e alle mie abilità?

RACCHETTE JUNIOR

Partiamo dalle racchette da bambino, le cosiddette junior.

Per consentire di utilizzare mezzi didattici adeguati all’età e alle caratteristiche del bambino o del ragazzo, esistono in commercio attrezzi di dimensioni e peso standardizzati che accompagnano l’allievo nel suo percorso di crescita.

La dimensione fondamentale che determina le caratteristiche di queste racchette è la lunghezza, misurata convenzionalmente in pollici (in “, 1in uguale circa 2.54cm). Il peso è molto basso per consentire maneggevolezza, il piatto corde grande per facilitare un impatto corretto con la pallina e la circonferenza del manico piccola, tutte caratteristiche adatte ad un bambino. La dimensione del manico è standard ed è indicata con la dicitura L0, L1, L2. La misura L0 corrisponde ad una lunghezza della circonferenza a fondo manico pari a 4” e ad ogni numero progressivo la misura aumenta di 1/8”. Attenzione a scegliere preferibilmente un modello con manico ottagonale (come quello delle racchette da adulto) per permettere all’allievo di “sentire” le diverse impugnature.

Vediamo, in Figura #1 e in Tabella #1, i modelli di racchette junior:

Racchette junior corsi tennis monza brianza
Tabella #1: confronto specifiche racchette junior

Quasi tutte le marche di racchette hanno modelli con queste caratteristiche: stabilita la dimensione, su consiglio del maestro, scegliete per il vostro bambino/ragazzo il modello che più gli piace o quello del suo giocatore preferito!
Una scelta errata della racchetta potrebbe pregiudicare l’apprendimento dell’allievo che si troverebbe a maneggiare un attrezzo troppo lungo o troppo pesante impedendogli di effettuare i movimenti corretti.

E’ bene tenere presente che la racchetta andrà cambiata in funzione dello sviluppo fisico del bambino e del livello raggiunto durante il percorso di apprendimento, quindi i dati sulle età riportati in tabella sono indicativi e vanno considerati quali linee guida generali.


RACCHETTE SENIOR

Le racchette da adulto hanno quasi tutte una lunghezza standard di circa 27”.
L’offerta è molto ampia e i principali parametri da tenere in considerazione sono:

  • massa (peso);
  • bilanciamento;
  • swingweight;
  • dimensione piatto corde e sweetspots;
  • rigidità;
  • spessore del telaio e stabilità.


Qual è la racchetta adatta alle mie caratteristiche?

Una risposta molto semplificata potrebbe essere questa:

la racchetta più pesante che sei in grado di maneggiare agevolmente.

Nel seguito troverete informazioni sulla natura e le caratteristiche di questi parametri per permettervi di orientarvi nel mercato delle racchette  e per eliminare alcune errate convinzioni.
Verrà fatto costante riferimento alle sensazioni e percezioni del tennista al variare dei parametri, che non vanno considerati singolarmente, ma come elementi che si influenzano vicendevolmente e che insieme concorrono a determinare le caratteristiche di una racchetta. Il compromesso sarà la linea guida della scelta dell’attrezzo.

Provare l’attrezzo sul campo durante la lezione, l’allenamento o l’ora di gioco e seguire le indicazioni del maestro sono passaggi fondamentale nella scelta.

MASSA (PESO)

Attualmente la massa delle racchette senior disponibili sul mercato varia dai 260 ai 340 g circa. Peso e massa nel linguaggio comune sono spesso confusi o usati come sinonimi, ma il peso è una forza e si ottiene moltiplicando la massa per l’accelerazione di gravità (P = m·g).
Teoricamente, per ottenere pura “potenza” dovremmo utilizzare una racchetta pesantissima (di massa molto maggiore di 340 g), tuttavia un tennista deve essere in grado di muovere l’attrezzo velocemente, ripetutamente, in modi differenti e per un tempo molto lungo. Pertanto è necessario un personale compromesso tra massa e maneggevolezza e la gamma sopra citata consente di ottenere una potenza sufficiente.

Il termine potenza, utilizzato comunemente in riferimento alle racchette, si riferisce di fatto alla velocità della palla in uscita dal piatto corde a seguito di un impatto che dipende da 3 fattori:

  1. velocità della palla in arrivo;
  2. velocità della racchetta;
  3. come la palla “esce”, viene restituita, dalle corde della racchetta.

Il primo punto dipende solo dal nostro avversario mentre gli altri due sono i più importanti. In particolare il secondo dipende dalla velocità del movimento del braccio (swing), e l’ultimo è determinato principalmente dalla massa della racchetta, da dove viene colpita la palla e solo in piccola parte dalla tensione e dal tipo di corde. Una palla da tennis infatti rimbalza maggiormente se colpisce (o se è colpita da) una racchetta più pesante, il che è evidente pensando cosa accadrebbe tirando la stessa palla contro un mattone pieno! Ma quanto è difficile muovere un mattone?

Il compromesso è quindi tra massa della racchetta e velocità di swing e qui entra in gioco anche una questione di preferenza personale.

Una racchetta leggera è certamente più maneggevole di una pesante  (cioè è più facile muoverla da un punto ad un altro), ma prestiamo attenzione al fatto che anche la pallina all’impatto può “spostare” più facilmente una racchetta leggera che, in caso di impatto decentrato, sarà soggetta a maggiore rotazione e flessione, creando un errore maggiore nell’angolo di uscita della palla dalle corde. Di conseguenza racchette leggere “perdonano” meno i colpi decentrati, che peraltro si verificano più frequentemente per tennisti inesperti, provocando maggiori problemi di controllo.

Una racchetta pesante (ma non troppo) “sostiene” meglio l’impatto ed è più stabile quando si effettua il colpo perché c’è più massa che si oppone alla pallina. All’impatto il telaio si flette, si torce e ruota intorno al baricentro e questi effetti sono minori all’aumentare della stabilità (si veda il paragrafo dedicato nel seguito).
Maggiore stabilità quindi aumenta la potenza (perché torsione e rotazione “rubano” energia alla pallina), il controllo (perché torsione e rotazione creano angoli incontrollati della racchetta dai quali la pallina rimbalza) e il comfort (perché l’energia rubata da rotazione e torsione viene assorbita dalla mano e dal braccio del tennista), con evidenti vantaggi.

Una racchetta leggera risulta maneggevole, ma trasferisce un contraccolpo maggiore al braccio con aumento dello shock percepito e ha problemi di stabilità. Invece, una racchetta troppo pesante per le proprie caratteristiche fisiche causerà ritardi negli impatti, movimenti lenti e poco fluidi del braccio, a scapito della velocità della racchetta, e un’eccessiva richiesta di forza da parte dell’apparato muscolo-scheletrico.
Si tenga ben presente che le situazioni di gioco spesso consentono di arrivare all’appuntamento con l’impatto solo in condizioni di precario equilibrio, in ritardo, in difficoltà e che la racchetta è il mezzo in grado di permetterci di colpire agevolmente la palla anche in questi casi non ottimali.

Per concludere, nella scelta del telaio, adottiamo un compromesso verso una racchetta pesante e al contempo maneggevole, ovvero la più pesante che siamo in grado muovere agevolmente, velocemente e per un tempo prolungato.

In linea generale, qualche numero indicativo per farsi un’idea:

  • i professionisti utilizzano racchette con massa tra i 320-350 g
    (diverse per costruzione e qualità da quelle in vendita al dettaglio);
  • uomo adulto: 300-320 g;
  • donna adulta: 280-310 g;
  • ragazzo/a (dai 12-13 anni): 275-300 g.

Sulle prestazioni di una racchetta, non incide solo la quantità di massa, ma anche e soprattutto come essa è distribuita: si parla quindi di bilanciamento e swingweight.

BILANCIAMENTO

Proviamo a sostenere la racchetta con un solo dito posizionato nel cuore e poi spostiamolo fino a quando troviamo una posizione nella quale la racchetta non si muove più, è in equilibrio. Quello appena trovato è il balance point, il punto di bilanciamento (o centro di gravità, centro di massa, baricentro), misurato a partire dal tacco della racchetta. Si calcola considerando la quantità di massa e come essa è distribuita lungo il telaio della racchetta; in altri termini possiamo considerare che tutta la massa della racchetta si concentri in questo punto.

Se la posizione del centro di massa si trova oltre la mezzeria della racchetta allora si dice che è bilanciata (o pesante) in testa, se è prima della mezzeria si dice leggera in testa o bilanciata al manico.

Quando impugniamo la racchetta in fondo al manico avvertiamo una spinta che tende a farci piegare la mano verso il basso e, opponendoci ad essa, percepiamo il senso di “pesantezza”. Vediamo un caso pratico a titolo di esempio:

  • racchetta A: 280 g, bilanciamento a 32,5 cm;
  • racchetta B: 290 g, bilanciamento a 31 cm.

Impugnandole al manico avvertirò che la racchetta A è “più pesante” dell’altra, ma in realtà è la racchetta B a pesare di più. La racchetta più leggera sembra più pesante. Perché questa apparente contraddizione?
Quando impugno una racchetta al manico non percepisco il suo peso, bensì il  suo pickup weight (cioè il suo momento statico moltiplicato per l’accelerazione di gravità) che è dato dal peso moltiplicato per la distanza del centro di massa dal manico: effettivamente la racchetta B ha un momento statico maggiore della A.

In altre parole il pickup weight è una misura della coppia di reazione che la nostra mano e il nostro braccio devono applicare sul manico per mantenere la racchetta in equilibrio. Questa reazione ci fa percepire la “sensazione di pesantezza” della racchetta.
Una racchetta più pesante in testa (bilanciamento spostato verso la testa della racchetta) richiede alla nostra mano una coppia maggiore per mantenere l’equilibrio e, a parità di velocità dello swing, fornirà una maggiore velocità di palla rispetto ad una racchetta dello stesso peso ma più leggera in testa. D’altro canto, più una racchetta è pesante in testa e meno è maneggevole.

SWINGWEIGHT (MOMENTO D’INERZIA)

Il peso della racchetta viene avvertito in maniera diversa quando la mettiamo in movimento lungo una traiettoria curvilinea (come un diritto o un rovescio), pertanto introduciamo il concetto di swingweight, SW (o momento di inerzia rispetto all’asse parallelo al piatto corde e passante per l’impugnatura del manico, a circa 10 cm dal tacco).

Visualizzazione swingweight corsi tennis monza brianza
Figura #2: visualizzazione dell’asse di rotazione della racchetta per definire lo swingweight

Misura l’inerzia di un corpo a modificare la sua velocità rotazionale, o possiamo anche definirlo come la tendenza di un corpo ad opporsi al cambiamento del suo moto curvilineo, e dipende dal quadrato della distanza delle masse dal manico della racchetta:

SW = m·d².

Semplificando, lo SW globale sarà dato dalla somma degli SW di queste piccole masse,  considerate concentrate, e quindi dipenderà fortemente da come la massa è distribuita lungo il telaio della racchetta. Generalmente i valori di SW variano tra 290 e 350 Kg·cm² e, a parità di massa, una racchetta più bilanciata in testa avrà uno SW maggiore.

Un tennista percepisce lo swingweight, attraverso il proprio sforzo muscolare, come una misura di quanta coppia è necessario applicare con la mano e il braccio per mettere in rotazione la racchetta; di conseguenza uno SW troppo alto può renderla difficile da maneggiare.

Quindi è bene avere uno SW il più basso possibile?
No, perché dobbiamo considerare la correlazione tra SW e velocità di palla in uscita dalla racchetta.

Fissata la velocità di swing, la racchetta con più alto SW fornirà una maggiore velocità alla palla (quindi una maggiore potenza), tuttavia, se lo SW è troppo grande, potrei non essere in grado di raggiungere quella data velocità di swing e la racchetta verrebbe percepita come poco maneggevole e “fiacca”.
Un altro compromesso.

Il mercato tendenzialmente propone telai leggeri, pesanti in testa e telai più pesanti, più leggeri in testa (v.  Tabella #2 e Grafico #1).

Specifiche massa racchette corsi tennis monza brianza
Tabella #2 – Confronto delle specifiche di massa di alcuni telai attualmente in commercio
Confronto racchette m-SW corsi tennis monza brianza
Grafico #1 – Confronto di alcuni telai attualmente in commercio sul piano massa-swingweight


[Nota: i valori in Tabella #2 sono riferiti al solo telaio; con l’aggiunta delle corde e di eventuali fermacorde e smorzatori, aumentano circa di 20 g per la massa, di 35 Kg·cm² per lo SW e di 0.8 cm per il bilanciamento.]

Per ragioni costruttive, infatti, abbassare la massa globale del telaio costringe a spostare il bilanciamento verso la testa, ovvero la porzione della racchetta più sollecitata dagli impatti con la pallina ed è proprio lì che è necessario concentrare la distribuzione di massa.
Come dimostrano i dati in Tabella #1, non è invece possibile dedurre che se la massa della racchetta scende allora anche lo SW  si comporti allo stesso modo (o viceversa), perché è fondamentale la dipendenza dalla distribuzione della massa.
Se due racchette hanno il medesimo SW e massa globale differente (si veda per esempio Babolat Pure Aero Lite e Pure Strike Team) si può solo concludere che la racchetta più leggera ha una maggiore quantità di massa posizionata in testa rispetto alla racchetta più pesante.

La quasi totalità dei tennisti pro utilizza telai pesanti che, incordati, presentano specifiche di massa e SW ben oltre i 330-335 punti (si veda Tabella #3).
Per i giocatori Next Gen (Zverev, Auger-Alissime, Tsitsipas, Thiem e Khachanov) si noti il passaggio a telai più leggeri rispetto ai tennisti di generazioni precedenti (ma ancora più pesanti della maggioranza dei telai in commercio). Riguardo il bilanciamento, le scelte sono molto personali e non esiste una vera e propria tendenza.

Specifiche di massa pro corsi tennis monza brianza
Tabella #3: Confronto delle specifiche di massa di telai utilizzati da alcuni giocatori professionisti

Per concludere, definiamo qualitativamente lo swingweight come una misura della maneggevolezza della racchetta in rotazione, rispetto a un asse (passante per l’impugnatura), e la massa come una misura  della maneggevolezza come se stessimo spingendo in avanti (traslando) la racchetta nel balance point. Ogni azione della racchetta, per esempio il diritto, è una combinazione di rotazione e di traslazione. Pertanto, eseguendo un’azione di gioco, la percezione fisica del tennista dipende dall’interazione della massa, del bilanciamento e dello swingweight della racchetta.

DIMENSIONE PIATTO CORDE E SWEETSPOTS

Prima di trattare il tema della dimensione del piatto corde è bene considerare e definire il concetto di sweetspot.
Comunemente si parla dello sweetspot come quella zona vicina al centro del piatto corde nella quale sarebbe ideale avvenisse l’impatto con la palla. Il tennista percepisce ottime sensazioni all’impatto, poco sforzo, basso shock sul braccio, elevata potenza, e la palla “esce pulita” dal piatto corde.

Ma cosa si intende per sweetspot? E dove si trova sulla racchetta?

Innanzitutto chiariamo che lo sweetspot è una zona situata sul piatto corde caratterizzata da specifiche proprietà, che la sua posizione (vicina al centro delle corde) è determinata sperimentalmente e che è possibile definire più di uno sweetspot. Al momento dell’impatto delle corde con la pallina, la racchetta, in pochissimi istanti, comincia a vibrare, rallenta il suo moto e comincia a ruotare intorno ad assi differenti rispetto al suo moto originario.

Sweetspot 1: nodo (o linea) di vibrazione.
Esistono però dei punti specifici del piatto corde nei quali non avviene alcuna vibrazione (una linea di sweetspots!). Quindi se l’impatto con la palla si verifica in uno di questi nodi, che sono collocati lungo una curva che va dalle ore 2 alle ore 10 del piatto corde e passa per il centro, il telaio non vibra affatto.
Il nodo di vibrazione al quale di solito si fa riferimento come sweetspot non è altro che  il migliore di questi punti, ovvero l’intersezione della curva con l’asse longitudinale del telaio: se l’impatto avviene qui, la racchetta oltre a non vibrare non sperimenta alcuna torsione. Zero vibrazioni e zero torsione sono condizioni ideali per un tennista.

Sweetspot 2: centro di percussione (COP).
Si trova leggermente più in basso rispetto al nodo. Se l’impatto avviene in questo punto la mano che impugna la racchetta non subisce alcun moto di traslazione (né avanti, né indietro) e non subisce shock, rendendo l’esecuzione molto più dolce e facile. La racchetta si comporta come un pendolo con il fulcro nell’impugnatura della mano.

  • Impatto al nodo: nessuna vibrazione e nessuna torsione della racchetta (e piccolo shock);
  • impatto al COP: nessuno shock (e piccola vibrazione della racchetta).

Sweeetspot 3: zona di massima potenza.
E’ il punto dal quale la palla viene restituita dalle corde alla massima velocità (a parità di altre condizioni naturalmente). Questo punto si trova

  • vicino al cuore (dove si verificheranno molte vibrazioni) quando la racchetta è ferma (o si muove a bassa velocità) e viene colpita dalla pallina;
  • vicino al centro delle corde quando la racchetta è messa in movimento ad alta velocità e la pallina è in movimento (come nel caso di un diritto);
  • circa a metà tra il centro del piatto corde e l’estremità della racchetta, quando la pallina è ferma (come in un servizio).

Sulla base delle definizioni date e di quanto esposto, un metodo efficace e divertente per “sentire” gli sweetspots e determinarne la posizione (si veda Figura #1) è far rimbalzare ripetutamente la pallina sul piatto corde rivolto verso l’alto.

Posizione sweetspots corsi tennis monza brianza
Figura #2: posizionamento degli sweetspots lungo la racchetta

La “zona dolce” della quale si parla commercialmente non è altro che l’area delle corde, intorno ai punti appena definiti, che all’impatto genera circa più della metà della massima potenza. E’ una zona nella quale gli impatti generano sensazioni positive per il tennista e restituiscono risposte omogenee in termini di velocità, di uscita di palla, shock e vibrazioni. Più è ampia quest’area, maggiore è la tendenza della racchetta a “perdonare” impatti non perfetti e ad essere confortevole.

Oggi le dimensioni del piatto corde più diffuse sono 98 e 100 in² sia tra i tennisti amatoriali sia tra i professionisti. Nei primi anni ’90, invece, campioni come Pete Sampras e Stefan Edberg utilizzavano piatti da 85-90 in², mentre gli amatori sceglievano dimensioni di 100, 105, 110 in².

La tendenza, nel tempo, è stata quella di evitare piatti corde di dimensioni troppo piccole o troppo grandi.

Tecnica e precisione esecutiva elevate consentono di colpire la palla quasi sempre al meglio, vicino al centro delle corde e una racchetta con piatto corde troppo grande risulterebbe poco manovrabile alle elevatissime velocità di swing a cui giocano tennisti di alto livello. D’altro canto una racchetta con piatto corde di dimensioni maggiori ha un momento d’inerzia maggiore (la massa del telaio è più lontana dall’asse di rotazione), quindi perdona molto di più cattivi impatti e facilita la precisione, evitando eccessive torsioni della mano durante l’esecuzione e perdita di controllo di palla anche per impatti decentrati e fuori asse, come spesso accade quando il livello di abilità è basso.
Inoltre, cosa gradita, al crescere della dimensione del piatto aumenta anche l’ampiezza dell’area di sweetspot.

Anche in questo caso è “compromesso” la parola d’ordine. L’intervallo di scelta si pone tra 97 e 105 in² ed è consigliabile che un principiante inizi a giocare con un telaio dal piatto corde ampio, ma non eccessivo, e che, al crescere delle proprie abilità, possa provare a cimentarsi con dimensioni inferiori.

RIGIDITA’ DEL TELAIO

La rigidezza è la capacità di un corpo (la racchetta) di opporsi alla deformazione elastica provocata da una forza applicata (quella della pallina colpita). In generale si dovrebbe usare il termine rigidezza in riferimento a una struttura e di rigidità in riferimento a un materiale.
Un corpo elastico, come una racchetta, se sottoposto a una coppia o un momento subisce deformazioni di flessione attraverso le quali è possibile misurare la rigidezza flessionale del corpo stesso che vi oppone resistenza. Il concetto di rigidezza è intrinsecamente correlato alla teoria delle vibrazioni, che verrà analizzata nel seguito.
La “rigidità” della quale comunemente si discute a proposito di un telaio non è altro che una rigidezza flessionale.

Come è realizzato il telaio, il suo spessore e il materiale utilizzato sono i tre parametri fondamentali che ne determinano la rigidità. Generalmente la sezione del telaio è cava, dato che, a parità di materiale e di massa, una sezione cava è più rigida di una piena (la rigidezza aumenta enormemente all’aumentare dello spessore, addirittura al cubo). Le vecchie racchette in legno erano molto più pesanti, più flessibili e meno resistenti di quelle attuali, perché realizzate a sezione piena e perché il legno è un materiale molto più flessibile del carbonio (con le sue varianti) utilizzato oggigiorno.

Una tra le più comuni errate convinzioni è che un telaio più flessibile produce più potenza rispetto ad uno più rigido che, sotto carico, non si piega e si flette così facilmente. Flettendosi sotto carico la racchetta potrebbe trasferire energia elastica alla pallina (comunemente detto “effetto fionda”). Tuttavia al momento dell’impatto, la pallina rimane sul piatto corde solo per una frazione di secondo (precisamente qualche millisecondo): lasso di tempo insufficiente alla racchetta per tornare alla configurazione originaria e trasferire alla pallina l’energia accumulata. Pertanto più un telaio è flessibile e più energia assorbe, riducendo così la “potenza” disponibile. Inoltre una racchetta rigida, flettendosi in maniera limitata all’impatto produrrà un piccolo angolo di uscita della pallina consentendo in linea teorica un maggiore “controllo”.
E’ evidente quindi che una maggiore rigidità ha effetti positivi sia per la “potenza” sia per il “controllo”.

Le racchette dei professionisti generalmente presentano un telaio flessibile che può produrre meno potenza e meno controllo in generale: ma poiché la palla in un telaio flessibile rimane sul piatto corde più a lungo, il giocatore può sfruttare la propria sensibilità e capacità di tocco, “sentire di più la palla” come si dice in gergo. Si evince quindi che un’altra convinzione errata è quella che le racchette amatoriali siano più flessibili (morbide in termini comuni) di quelle agonistiche o dei professionisti: la realtà dice l’opposto.
Inoltre, a parità di altre condizioni, il fatto che la palla rimanga sul piatto corde più a lungo in racchette più flessibili consente di imprimere maggiori rotazioni ai colpi.

La rigidezza del telaio è un fattore solo quando colpisco la pallina lontano dal centro del piatto corde, lontano dal nodo (lo sweetspot dove, se avviene l’impatto, non si avverte alcuna vibrazione) e quindi solo per colpi decentrati.  Infatti se colpissi la palla nel nodo, indipendentemente da quale sia la rigidezza della racchetta, non avrei alcuna vibrazione.
All’impatto un telaio rigido si flette meno di uno più flessibile, ha cioè minore ampiezza di oscillazione e quindi l’energia dissipata, proporzionale alla rigidezza e al quadrato dell’ampiezza, sarà minore. Inoltre un telaio rigido vibra più velocemente di uno flessibile, ha cioè una frequenza di oscillazione più alta, e la sua oscillazione si smorza più rapidamente. Una racchetta incordata è più flessibile dello stesso telaio nudo e avrà più massa distribuita verso la testa (circa 15 g), contribuendo a diminuire la frequenza di oscillazione globale.

Il “comfort” della racchetta percepito all’impatto dalla mano e dal braccio dal tennista è legato allo shock, a sua volta influenzato dalla rigidità del telaio. Racchette rigide riducono la “durezza” dell’impatto: assorbendo poca energia tramite le vibrazioni ne trasferiscono poca alla mano. Il contrario avviene per le corde e quindi diminuirne la tensione è il modo migliore per limitare lo shock.

La misurazione della rigidità di una racchetta viene effettuata in via sperimentale, comunemente attraverso un dispositivo di diagnosi (Racquet Diagnostic Centre, RDC) che restituisce un valore numerico espresso dall’indice RA (acronimo di Racquet Analysis). In sintesi, con valori misurati che vanno da 50 a 85, si consideri la seguente classificazione:

  • RA < 64 punti, rigidità telaio bassa;
  • RA compreso tra 64 e 69 punti, rigidità media;
  • RA > 69 punti, rigidità alta.

Gran parte delle attuali telai in commercio si attestano su valori tra 60 e 70 RA (si veda Tabella #4).

Rigidità racchette Mattia Brancozzi
Tabella #4: confronto rigidità di alcuni telai attualmente in commercio

I giocatori professionisti, come precedentemente discusso, prediligono telai molto più flessibili (Tabella #5), tendenza in leggera attenuazione per i giovani.

Rigidità racchette pro
Tabella #5: confronto rigidità di telai utilizzati da alcuni giocatori professionisti

SPESSORE DEL TELAIO E STABILITA’

Prima di trattare la specifica dello spessore del telaio, è opportuno considerare più approfonditamente il fondamentale concetto di stabilità e, a tal fine, è necessario definire il recoilweight (Figura #4) e il twistweight (Figura #5).

Recoilweight corsi tennis monza brianza
Figura #4: visualizzazione asse di rotazione per definire il recoilweight
Twistweight corsi tennis monza brianza
Figura #5: visualizzazione asse di rotazione per definire il twistweight
  • Recoilweight (RW): momento di inerzia rispetto all’asse parallelo al piatto corde e passante per il balance point. Si può calcolare teoricamente noto il valore di SW.
    L’impatto con la pallina provoca la rotazione della racchetta rispetto al centro di massa, quindi l’estremità e il  tacco della racchetta subiranno delle forze che modificano la loro posizione. E’  stato dimostrato che l’impugnatura del tennista non è abbastanza salda per annullare questa rotazione (ma solo per limitarla) e quindi anche la mano ruota insieme al tacco.
  • Twistweight (TW): momento d’inerzia rispetto all’asse longitudinale della racchetta, dal tacco all’estremità (momento di inerzia torsionale o polare). Si calcola sperimentalmente e i suoi valori sono molto inferiori a quelli di SW. E’ un parametro fondamentale nel caratterizzare la stabilità di una racchetta.

Entrambe le quantità sono dei momenti di inerzia e, come lo swingweight, esprimono una misura della resistenza alla rotazione della racchetta in movimento. Maggiore il loro valore, maggiore la stabilità del telaio (dipendente dalla massa e dalla sua distribuzione).

Racchette leggere, caratterizzate da bassa inerzia, subendo ampia torsione e ampio rinculo (recoil), al momento dell’impatto dissipano grande quantità di energia, che sottratta alla palla ne diminuisce la potenza. Aumentare la massa e soprattutto distribuire più massa lontano dal centro di rotazione consentono di stabilizzare la racchetta (polarizzazione). Per questo motivo, allo scopo di aumentare il TW è utile aggiungere massa alle ore 3 e 9 del piatto corde, mentre per aumentare il RW è bene aggiungerla vicino al  centro di massa.

Aumentare la stabilità del telaio produce quindi effetti positivi:

  • incremento di potenza: torsione e recoil (rinculo) sottraggono energia alla palla;
  • aumento della dimensione dell’area di sweetspot (ne segue che maggiore è la massa, maggiore l’area di sweetspot) e conseguente allargamento della zona dove la palla è restituita con grande potenza;
  • miglior comfort: l’energia sottratta alla palla dalla torsione e dal recoil si riversa sul braccio del tennista;
  • miglior controllo di palla: il piatto corde ruota e si muove in maniera più controllata.

E’ evidente che giocare a tennis con un attrezzo molto stabile pone problemi di maneggevolezza e può risultare difficile accelerare la racchetta nei colpi a rimbalzo soprattutto per i giocatori che non hanno un braccio così forte. Ulteriori compromessi.

Eseguendo un colpo a rimbalzo, raramente è possibile colpire la palla in un punto del piatto corde situato precisamente sull’asse longitudinale della racchetta e, in tutti gli altri casi, all’impatto, si verifica una torsione del telaio che ha ripercussioni sulla mano e sul braccio (dove finisce l’energia sottratta alla palla) e che sarà tanto maggiore quanto più lontano dall’asse avviene l’impatto. Ma una racchetta più stabile consente impatti decentrati con minor perdita di energia.
La temuta epicondilite (l’infiammazione conosciuta come “gomito del tennista”) è conseguenza diretta di una eccessiva torsione della racchetta che viene trasmessa a mano e avambraccio ma non al braccio, che non ruota, provocando una concentrazione di sforzo nell’articolazione del gomito. Un telaio più stabile risulterà quindi più morbido per il gomito, mentre la scelta di passare a un telaio più leggero non andrà in questa direzione.

Torniamo ora allo spessore del telaio, cioè l’ampiezza della sua sezione trasversale perpendicolare al piatto corde, parametro indicato su quasi tutte le schede tecniche. All’aumentare di questo parametro ne consegue un aumento della stabilità del telaio, in particolare per quanto riguarda il TW, e della rigidezza. Tipicamente (si veda Tabella #6), a telai molto leggeri corrispondono valori più elevati di spessore (racchette cosiddette “profilate”), mentre a telai pesanti corrispondono profili sottili (più adatti a giocatori dalle elevate abilità).

Spessore telai corsi tennis monza brianza
Tabella #6: spessore della sezione trasversale di alcuni telai attualmente in commercio

[Nota: dove presenti i tre valori indicano, rispettivamente lo spessore del telaio vicino al manico, al cuore e all’estremità].

Buone sensazioni percepite sono spesso conseguenza di una buona stabilità dell’attrezzo che permette di avere una restituzione della palla efficace e omogenea per un’ampia porzione del piatto corde, perdonando impatti anche decentrati. Questa stabilità è ottenibile con attrezzi pesanti, con distribuzioni di massa ben polarizzate lungo il telaio oppure ancora con profili spessi.
Solitamente, racchette dal peso contenuto con profili sottili (sotto i 22 mm) in campo risultano fiacche, dure, poco potenti e richiedono al giocatore una extra-spinta che può causare perdita di controllo. Meglio indirizzarsi verso modelli più pesanti dal profilo sottile o modelli più leggeri dal profilo ampio, tenendo conto delle personali sensazioni di maneggevolezza.

(continua…)

[Fonti: elaborazione personale di Mattia Brancozzi; The Physcics and Technology of Tennis: Brody, Cross & Lindsey, Racquet Tech Publishing; http://www.tenniswarehouse-europe.com; tt.tennis-warehouse.com; supertennis.tv]

Il Tennis come Sport di Vita…